L’esercizio di meditazione o di contemplazione (nel senso della companionship), non produce elaborazioni razionali in una prima apparenza e quindi qualcuno potrebbe ritenerle pratiche poco o per nulla filosofiche. Ma le cose sono diverse. In realtà, se ben condotto l’esercizio contemplativo collettivo può toccare quella zona del nostro pensiero nella quale risiede la dimensione della persuasione.
La pesuasione è ciò che fonda le nostre certezze razionali al di qua – prima – di ogni elaborazione (prima non “invece”). E’ ciò su cui in definitiva basa ogni nostro valore. Io amo la libertà, non solo la mia, quella di tutti, la libertà come valore civile e sociale, potrei argomentare, potrei spiegare razioanlmente perchè una società libera è meglio di una società non libera. Ma prima di ogni argomento, c’è una mia adesione alla libertà che risiede nel campo della persuasione.
In quel campo trovo ciò che è mio, ciò che mi appartiene e quindi mi identifica. E lo trovo solo attraverso una evocazione che di solito avviene per ripetizione, nel senso che parlandone molto, leggendo, discutendo io appunto evoco un concetto, lo faccio risuonare, lo faccio vibrare in me, e così lo metto alla prova, alla prova della mia persuasione. Mi persuade? E’ mio? MI appartiene?
“Mettere in questione” secondo me significa anche questo, far risuonare un termine, dargli visibilità in me e quindi disporlo ad una possibile appropriazione (appropriare: far mio).
“Mi persuade” è affermazione che si fa di fronte ad una argomentazione convincente, ma anche davanti ad una rappresentazione, un quadro, un’opera d’arte, ecc.
“Mi persuade”, significa: lo colloco nella dimensione delle cose che mi convincono, che mi piacciono e nelle quali mi riconosco, ecc.
L’esercizio contemplativo, la meditazione ben fatta, ci porta appunto in prossimità di questo luogo. Il luogo in cui ci sono le cose più autenticamente mie. Allora, è da lì che possono emergere anche singole parole, o connessioni fra parole, o adesioni / repulsioni che hanno, molto più valore di una analisi logica, di una argomentazione filosofica, perchè ne costituiscono l’antefatto, il presupposto. Una buona argomentazione filosofica non può che nascere da una appropriazione intima. L’esercizio contemplativo, la meditazione, non hanno come scopo il raggiungimento di una condizione di pace, passeggera ed efffimera, ma la fondazione di una campo argomentativo valido, autentico, profondamente mio.